Brevi cenni

Non si hanno precisi riferimenti storici sulle origini del teatro d’ombre. Sicuramente si parla di un’arte di tradizione millenaria. Si pensa che già gli uomini primitivi giocavano con le ombre proiettate dal fuoco sui muri delle caverne. Nel tempo quest’arte si è sviluppata maggiormente nei paesi dell’est. Note sono le tecniche cinesi e indonesiane (costruzione di sagome in pelle d’animale essiccata e colorata) e turco-greche (Karagoz).

Perché il teatro d’ombre non si è molto diffuso nel mondo occidentale?
Una risposta che mi sono dato è che, essendo noi in Occidente eredi della cultura latino-ellenica che tende a contrapporre i due lati di una medaglia, uno positivo e l’altro negativo (bene-male, bello-brutto), anche il concetto di ombra è divenuto negativo, in contrapposizione al concetto di luce, per cui si riteneva l’ombra qualcosa da tenere in disparte.

Il gioco di creare animali e personaggi con le mani: ombre cinesi… o italiane?
Il primo documento scritto che mostra la creazione di personaggi con l’ombra delle mani è il libro “Ombre” del pittore italiano della metà del 1800 Giacomo Campi. Wow! Si potrebbe pensare che in realtà le ombre cinesi sono italiane! E perché le chiamavano ombre cinesi? Perché allora, a titolo di meraviglia, per dire “cose dell’altro mondo”, si diceva “cinesi”.

Perché fare teatro d’ombre?

Una tecnica semplice
Il tutto si basa su 3 elementi: luce, sagoma/corpo e telo. Un gioco semplice. Come facevano e fanno gli adulti per far divertire i bambini. Più è semplice la tecnica, più l’esibizione suscita meraviglia. Infatti quest’arte millenaria continua ad esercitare il suo fascino nonostante l’avanzata imperante degli strumenti digitali di proiezione.

Un teatro non violento
Il teatro delle ombre, mi fu presentato per la prima volta dalla mia amica attivista Etta Ragusa come un tipo di teatro non violento poiché l’attore agisce dietro il telo senza subire l’impatto, a volte violento, col pubblico. Inoltre, il pubblico non subisce la violenza di immagini finite e predefinite ma, vedendo delle sagome, ogni spettatore completa inconsciamente la scena con l’ausilio della propria fantasia.

Immagini poetiche, ironiche e oniriche
La proprietà immaginifica dell’ombra, la capacità di accentuare i lineamenti dei personaggi esaltandone le caratteristiche o rendendoli grotteschi, l’uso di musiche e colori che facilitano il flusso emotivo, dànno al teatro d’ombre un grande carico di poesia ed ironia: immaginare mentre si vede.

Un teatro per tutti
Tutti abbiamo un’ombra e possiamo parlare attraverso essa, senza distinzione di sesso, età, provenienza geografica, condizioni fisiche o psichiche. Anzi, sono benvenute le differenze. Quindi si dà un grande  benvenuto a chi parla lingue differenti, a chi è timido, a chi ha difficoltà a parlare in pubblico, a chi non riesce a muoversi agilmente, a chi non ha mai fatto teatro, a chi vuol “fare pace” con la propria ombra.

Il riscatto dell’ombra

L’ombra è spesso associata a qualcosa di negativo e oscuro. Tendenzialmente “lasciamo le ombre alle spalle” oppure vogliamo “dissipare le ombre”. Io stesso, agli inizi, vedevo il teatro d’ombre come qualcosa di buio. Poi i bambini mi hanno illuminato con frasi tipo: “Le ombre sono forme colorate” oppure “è nell’ombra che brillano le stelle”. Così ho iniziato a guardare diversamente la mia ombra: è un’amica che ci segue sempre, attende che giochiamo assieme e in questo gioco ci rivela aspetti della nostra personalità. Attenzione, non mi sono inventato nulla. Prima di me ci hanno pensato illustri personaggi.
Alcune citazioni… quale sentite più vicina a voi?